Prima dell'introduzione del modello 35mm, ancora troppo complesso da realizzare a causa delle parti in movimento, venne prodotto un modello reflex formato 6x6 (120), caratterizzato dalla presenza di due obiettivi sovrapposti: uno superiore utilizzato per inquadrare e uno inferiore per registrare l'immagine. Il vantaggio offerto da questo tipo di apparecchi rispetto a quelli non-reflex, consiste nel poter inquadrare e quindi vedere l'immagine non attraverso un mirino separato, ma utilizzando un obiettivo del tutto simile a quello con cui effettivamente si fotografa. In pratica una relfex biottica (o Twin-Lens Reflex, se preferite) è come una doppia macchina con funzioni distinte e lo specchio fisso. Il fatto di non dover muovere lo specchio in sincronia con l'otturatore gioca sicuramente a favore della semplicità costruttiva, tuttavia fa incorrere nell'errore di parallasse, essendo gli assi dei due obiettivi ad una distanza di circa 3 cm.
Di estrema silenziosità grazie all'otturatore centrale, la biottica se reperita nei centro dell'usato può costituire ancor oggi un valido approccio al formato 6x6. Poiché questi apparecchi sono privi di esposimetro bisogna considerare la spesa aggiunta di un'unità esterna alla macchina. Tra le relfex biottiche più conosciute ricordiamo la tedesca Rolleiflex (1928-2015) o la russa Lubitel, recentemente rinnovata con il nome di 166+ grazie all'azienda austriaca Lomography.
Inquadratura
In concreto si fotografa qualcosa che sta leggermente più in basso di ciò che si inquadra, con tutte le problematiche simili a quelle già incontrate con gli apparecchi a telemetro (errore di parallasse). Se si usa il cavalletto dopo l'inquadratura è buona regola sollevare la fotocamera di una misura pari a quella tra i centri dei due obiettivi.
Una particolarità della reflex biottica è data dal modo di impugnare l'apparecchio. Mancando il pentaprisma adottato nei modello 35mm, la visione avviene dall'alto e di conseguenza la macchina va tenuta ad altezza busto.
Lubitel 166B (1980) |
L'immagine che si forma sul vetro smerigliato appare diritta in senso verticale, ma invertita orizzontalmente. Questo significa che ciò che che sta alla sinistra del fotografo nell'inquadratura sembra a destra, con un impiccio iniziale che verrà presto superato dopo un po' di esercizio e pratica.
La messa a fuoco
Il controllo della messa a fuoco avviene grazie all'osservazione dell'immagine su vetro smerigliato protetto da un pozzetto con funziona paraluce. Analogalmente ad un ingranditore da camera oscura, la corretta messa a fuoco si ottiene trovando la giusta distanza tra l'obiettivo e la pellicola.
Pro e contro
La relfex biottica fu la macchina utilizzata bel reportage, quando le macchine 35mm dell'epoca non venivano considerate sufficientemente professionali. Alla luce delle notevoli migliorie in campo ottico e chimico del piccolo formato il giudizio da riformulato, tenendo anche in considerazione il fatto che la biottica è oggi reperibile solo su alcuni mercati di nicchia. I punti a favore riscontrabili tutt'ora sono:
- La qualità dell'immagine grazie alle ottiche e all'uso del medio formato;
- La sinconizzazione flash esterna a tutti i tempi di posa grazie all'adozione dell'otturatore centrale;
- L'estrema silenziosità;
- La scomodità dell'impugnatura;
- L'errore di parallasse;
- La mancanza di un esposimetro interno*
Ad eccezione della già citata Lubitel 166+ il mercato odierno delle biottiche è limitato al solo materiale usato. Tuttavia le novità, seppur sporadiche, non mancano nemmeno in questo settore: l'azienda cinese MINT ha appena presentato (Aprile 2015) una nuova TLR istantanea, cioè in grado di restituire fotografie appena scattate esattamente come se fosse una Polaroid. Al momento non sono ancora uscire recensioni approfondite (la biottica sarà in vendita tra qualche mese) ma vi terrò aggiornati su questo interessante progetto appena ci saranno novità sostanziali.
Per approfondimenti sulla InstantFlex (questo è il nome scelto da MINT per la sua fotocamera) vi rimando direttamente al sito ufficiale.