mercoledì 27 novembre 2013

Lezioni di fotografia #9 - Formato delle pellicole





Il mercato odierno offre numerosi formati di pellicola, ognuno dei quali offre caratteristiche distintive in termini di qualità e maneggevolezza. 

I piccoli formati, come ad esempio il 35mm, sono indicati per i fotografi che non richiedono particolari usi del negativo, almeno a livello qualitativo. 
Il comune 35mm è impiegato nella fotografia amatoriale o d'azione, dove la cosa più importante è la ripresa rapida piuttosto che la qualità elevata.
Ad ogni modo, le pellicole 35mm attualmente in commercio vantano una qualità e una resa di tutto rispetto, spesso paragonabile a quella del 120 (secondo l'ingrandimento effettuato).

Una comune pellicola 135 (35mm). I forellini, chiamati sprocket holes, servono per facilitare il trascinamento della pellicola all'interno della fotocamera.

Al contrario, chi ha la possibilità di fotografare oggetti statici (e talvolta in studio), si avvale spesso delle pellicole di formato maggiore - le 120 - che vengono comunemente definite "medio formato". L'altezza di una pellicola 120 è pari a 6 cm.

Un vecchio rullo Kodak in formato 120.

Dal punto di vista prestazionale, fermo restando l'inalterata struttura chimica, la pellicola è pressoché uguale in tutti i formati.
La qualità è sicuramente a favore dei formati maggiori per due motivi sostanziali:
  1. La necessità di minor ingrandimento (e il conseguente guadagno nella grana) e
  2. La maggiore superficie su cui viene registrato il fotogramma (con il conseguente aumento del potere risolutivo).
Di seguito riporto una tabella riassuntiva che riporta i formati pellicola più diffusi in ordine di grandezza. 
I formati segnalati in rosso non sono più prodotti, mentre quelli segnalati in blu sono ordinabili presso negozi specializzati.


110 - formato 13x17 mm
APS (Advanced Photo System) - formato 17x30mm (variabile secondo crop-factor)
135 (35mm) - formato 24x36 mm
126 - formato 28x28 mm
127 - formato 40x40 mm
120 - formato 4,5x6 / 6x6 / 6x7 / 6x9
220 - formato 4,5x6 / 6x6 / 6x7 / 6x9
Pellicola piana - formato 4x5 " / 5x7" / 8x10"

Alcune pellicole reperibili nei fotonegozi: Kodak T-Max 100/400 (35mm),  Kodak Ektar 100 Professional (35mm), Kodak ColorPlus 200 (35mm), Lomography 100 (120), Kodak Ektar 100 Professional (120), Agfa Retro 80S (127).




giovedì 21 novembre 2013

Intermezzo tre - Gli eroi dell'analogico




E' Inutile continuare a dire che l'analogico vada a gonfie vele anche dopo l'arrivo del digitale. 
Sarebbe come mentire a sé stessi.
Tuttavia, grazie ai recenti sviluppi nel mondo fotografico (Kodak evita la bancarotta, le grandi multinazionali sono in crisi di vendite, nascita di nuove partnership, vengono presentati nuovi progetti di camera oscura) è innegabile che qualcosa là fuori si è mosso, ed è tutto a favore della fotografia argentica.

Forse, alcuni di voi avranno già sentito la notizia di Ferrania, l'antica azienda italiana impiegata nella produzione di pellicole, riprendere l'attività. 
No? Benissimo!
Allora colgo l'ennesima occasione di lanciare questa portentosa notizia per gli amanti dell'analogico.

Ferrania is "ALIVE AND KICKING", cioè viva e scalciante per ritornare all'attacco sul mercato della fotografia.
Questo è stato reso possibile grazie alla passione e alla grinta di Nicola Baldini, CEO dei "nuovi" impianti che dopo il 2009 avevano vissuto un lento ed inesorabile declino.
Nicola Baldini è pronto a riscomettere sull'analogico, ed entro i primi mesi del 2014 ha annunciato in via ufficiale che sugli scaffali saranno di nuovo disponibili confezioni di pellicole MADE IN ITALY by Ferrania.

Desidero quindi ringraziare moltissimo Nicola Baldini e il suo validissimo team di sviluppatori, chimici e ricercatori per il lavoro che stanno svolgendo a Ferrania; specialmente se consideriamo il periodo di crisi economica che il nostro Bel Paese sta vivendo in tutti i settori.

I miei migliori auguri agli eroi dell'analogico.



(link al sito ufficiale: http://www.filmferrania.it/)



giovedì 14 novembre 2013

Lezioni di fotografia #8 - La grana


L'emulsione, come abbiamo visto, è uno degli elementi più importanti che costituiscono la pellicola fotografica. 

Un'emulsione di elevata sensibilità è ottenuta da cristalli di alogenuro d'argento più grandi.
Quando questo si trasforma in argento metallico, gli alogenuri andranno a comporre un fitto mosaico di particelle che formerà, infine, il fotogramma. 
Per chi venisse dal digitale, in soldoni si potrebbe paragonare queste particelle ai pixel del sensore, che concorrono alla formazione del fotogramma digitale.


Nell'immagine è ben visibile la grana della pellicola.

Tanto maggiore è la dimensione degli alogenuri, tanto più evidente sarà l'effetto sgranato (nel digitale si parlerà di "rumore elettronico"). Si riscontra perciò che tra un pezzetto e l'altro di argento c'è un microscopico spazio vuoto, e questo sarà tanto più grande con il crescere della sensibilità della pellicola.
Quando l'immagine verrà stampata con un forte ingrandimento, apparirà una generale perdita di dettagli.

Con il diminuire della sensibilità, le nostre "tessere" che compongono il mosaico (gli alogenuri) saranno molto più piccoli, con la conseguente acquisizione di dettagli e di un disturbo più limitato nei forti ingrandimenti.
Ad esempio:

  • Un negativo con grana fine può derivare da una pellicola da 100 ISO.
  • Un negativo con grana grossa può derivare da una pellicola da 800 ISO.

In un negativo sviluppato, la grana è quindi costituita da piccole "macchioline" di argento metallico nero derivato dallo sviluppo della pellicola. Questo sarà visibile unicamente tramite microscopio o con potenti lenti di ingrandimento.




giovedì 7 novembre 2013

Intermezzo due - Pure photography?

Recentemente, la celebre azienda nipponica di Tokyo ha immesso sul mercato la fotocamera digitale Nikon Df, chiaramente ispirata alla fotografia tradizionale, la così detta fotografia "pura".


La Nikon Df, è in realtà un miscuglio - quanto meno terrificante - di vecchio e nuovo, cioè di un corpo digitale e di un corpo analogico. 
Fin qui, sembra non esserci tanto di stupefacente, come ben sappiamo la moda del vintage sta lentamente prendendo piede in tutto il settore digitale (vedi Fujifilm, ad esempio, che per altro ha fatto un davvero un ottimo lavoro).

Ammetto che il sottoscritto è (e sarà sempre) di parte, vale a dire a favore dell'analogico, ma è risoluto che le critiche a questa macchina si stanno diffondendo in maniera marcata sul web. Una delle più belle, a mio avviso, è quella pubblicata da pdexposures.tv., un sito dedicato alla fotografia che coniuga analogico e digitale in una stessa realtà.


Vi faccio una traduzione "italianizzata"; mi scuso in anticipo se il mio inglese non è dei migliori:

Quanti rullini posso usare con il prezzo di una Nikon Df?


Il prezzo della macchina: 
  • Nikon Df (con obiettivo 50mm) $ 2.999,95
  • Nikon FM2 (con obiettivo 50mm) $ 200,00

La differenza è di $2799,95... e potresti acquistare:

1) 147,5 pellicole reversibili con relativo processo (5,310 esposizioni)

oppure

2) 561 pellicole in bianco e nero con relativo processo (20,204 esposizioni)

oppure

3) 562,5 pellicole a colori (C41) con relativo processo (20,250 esposizioni)

Una persona in media esegue circa 2000 fotografie all’anno, cioè una quantità sufficiente di pellicole fino al 2023! 

"Pure photography”...

Una nota su questa satira:
Le fonti segnalate sono KEH, B&H (lo store newyorkese) e Answer.com.
Sicuramente non sono fonti attendibili al 100%, ma possono costituire una base su cui fare il confronto.
Sono rimasto perplesso anche sul dato delle fotografie scattate per anno. 2000? Mi sembrano un po' troppo poche. Secondo me un numero più vicino alla realtà può essere 3000 o 4000 (senza però dover contare i fotografi professionisti). Il digitale ha portato la triste cultura dello "scatto facile", che comporta un elevatissimo numero di foto non sempre utili o sensate.
Anche in questo caso, però, risulterebbe maggiore la quantità di foto scattate con i rullini. Se fosse davvero così?

Ho trovato questo confronto molto interessante, che mi ha fatto capire ancora una volta il valore dell'analogico nel campo fotografico. A voi tutte le vostre considerazioni.





mercoledì 6 novembre 2013

Lezioni di fotografia #7 - Sensibilità alla luce delle pellicole



Ogni pellicola, non soltanto viene scelta dal fotografo per un determinato tipo di illuminazione (naturale o artificiale), ma soprattutto per la sua sensibilità alla luce.

La maggiore sensibilità dell'emulsione, favorisce l'impiego di pellicole così dette "rapide", in situazioni di ripresa scarsamente illuminate.
Ma come si misura questa sensibilità delle pellicole?
Nel corso degli anni si sono affermate due tipologie di misurazione: la scala ASA (americana) e la scala DIN (tedesca). Oggi, viene universalmente adottata la misurazione ISO (International Standards Organization) che ha riunito in un unico standard le due precedenti nomenclature.

Attualmente, le piccole in produzione riportano la doppia dicitura ISO/DIN, sia per questioni legate alla tradizione di natura pratica precedente, sia perchè i valori della scala ASA sono perfettamente identici a quelli della scala ISO.
Se ad esempio si acquista una pellicola da 100 ASA (l'equivalente di 21° DIN), viene ora esemplificata in 100/21° ISO.

Una pellicola Agfa che mostra la doppia dicitura ISO/DIN

Un altro esempio di pellicola con doppia dicitura ISO/DIN (ILFORD)

Con il passare degli anni, questa doppia dicitura ISO/DIN sta via via scomparendo a favore della sola scala ISO, poiché risulta comunque quella più utilizzata dai fotografi di tutto il mondo.

Nelle nuove pellicole Kodak Professional il valore DIN non è più disponibile

La sensibilità in ISO adotta dunque la vecchia scala ASA, di tipo americano.
Nella scala, al raddoppiare del valore, corrisponde il raddoppio della sensibilità. Questo significa che, ad esempio, una pellicola da 200 ISO ha bisogno di metà luce rispetto ad una di sensibilità 100.
In termini operativi, la differenza è di uno stop (tempo o diaframma).

Di seguito è riportata la scala dei valori base ISO/DIN - ASA:

25 - 12°
50 - 18°
100 - 21°
200 - 24°
400 - 27°
800 - 30°
1600 - 33°
3200 - 36°


Esistono in commercio anche pellicole con sensibilità intermedia rispetto a quelle che rientrano nella scala dei valori base, ma costituiscono una minoranza.
Tra le pellicole con sensibilità intermedia si ricordano quelle da 64 e quelle da 160 ISO.

Sul campo pratico, la sensibilità della pellicola è utile per l'impiego di film relazionati alla condizione di illuminazione. Ad esempio:
Se mi trovo a scattare delle fotografie in un pomeriggio d'autunno, dove il cielo è grigio e il sole fatica a vedersi, sarà opportuno scegliere una pellicola da 200 o 400 ISO.
Se invece mi trovo al mare con gli amici in piena estate, è consigliato l'uso di una pellicola meno sensibile, magari pari a 100 ISO.

Una nota sul calcolo della scala DIN:
La scala DIN tedesca è ti tipo logaritmico. In essa quando si raddoppia la sensibilità, il numero aumenta di tre unità.




domenica 3 novembre 2013

Lezioni di fotografia #6 - Latitudine di posa


Per latitudine di posa, si intende quella capacità che hanno le pellicole di registrare con un sufficiente grado di dettaglio le zone caratterizzate da una diversa illuminazione (più o meno esposte rispetto all'illuminazione generale).

In pratica, un'elevata latitudine di posa comporta un soddisfacente dettaglio sia nelle zone molto illuminate, sia nelle zone che risultano più in ombra.