giovedì 31 ottobre 2013

Intermezzo uno - Vi presento un libro

Oggi, giovedì 31 Ottobre, interrompo la routine fotografica per parlarvi di un libro.
Il volume si intitola RETROMANIA, ed è rivolto soprattutto agli amanti del vintage e della fotografia analogica.


Non si tratta di un manuale tecnico, ne tantomeno un libro che offre informazioni dettagliate da applicare in campo pratico. 
Il libro è stato scritto da Lawrence Harvey, un piccolo collezionista britannico che girando tra mercatini ed aste ha messo insieme un considerevole numero di apparecchi storici. 
Si può dire che il sottoscritto e il signor Harvey abbiamo svolto un lavoro simile, almeno a livello collezionistico-amatoriale.



Il libro è composto da 176 pagine in formato orizzontale, molto ricco e dettagliato di foto e descrizioni.
Tra le pagine sono riportate le fotocamere più popolari dall'inizio alla fine del secolo, il Novecento, che ha visto l'epoca d'oro della fotografia ai sali d'argento.


Curiosità, foto e informazioni di ogni genere sono sparse tra le coloratissime pagine di questo volume, completo di riflessioni personali e considerazioni storiche.


Lo consiglio caldamente a tutti gli amanti del genere fotografico vintage; può essere un volume molto interessante che si intona perfettamente con la biblioteca del fotografo.


Il libro si può reperire in tutte le librerie fisiche, oppure si può anche acquistare on-line su Amazon.it




martedì 29 ottobre 2013

Lezioni di fotografia #5 - Pellicole negative e pellicole invertibili: un primo approccio.


Le pellicole oggi in commercio, si dividono in due grandi categorie: negative e invertibili (o diapositive).
Le prime citate sono senza dubbio quelle più diffuse e utilizzate, e si caratterizzano per fornire un immagine negativa

Ma che cos'è una pellicola negativa
Una pellicola negativa è un tipo di film che fornisce un'immagine opposta a quella di partenza.
Ad esempio, se sul negativo ci sono delle zone chiare (quindi bianche), una volta proiettate con l'ingranditore verranno restituite come zone scure (quindi grigie o nere).
Il motivo di questo comportamento deriva dall'argento contenuto nell'emulsione: quando esso viene colpito dalla luce subisce un annerimento.
L'emulsione colpita dalla luce diventa nera perché l'alogenuro d'argento si trasforma in argento metallico, mentre le zone non illuminate non reagiscono, risultando successivamente trasparenti.
La destinazione principale delle pellicole negative è quindi la stampa dei fotogrammi.
Tra le pellicole negative rientrano sia le pellicole in bianco e nero sia le pellicole a colori.

La cosa è ben diversa per le pellicole invertibili: esse sono progettate principalmente per la proiezione tramite proiettori da parete. Nonostante la struttura più o meno simile a quelle negative, le pellicole invertibili vengono sviluppate con un processo chimico in grado di restituire un'immagine positiva.
A differenza delle pellicole negative, i film invertibili soffrono di una ridotta latitudine di posa, che analizzeremo nelle lezioni successive.
Con il pensionamento dei vecchi proiettori da parete, la produzione delle pellicole invertibili ha subìto un forte ridimensionamento negli ultimi anni. La scelta è quindi limitata ad un numero molto basso di produttori. Le pellicole invertibili possono anche essere sviluppate con il tradizionale processo delle negative, ma questo porterà ad un alterazione dei colori che influirà sulla stampa finale. A livello artistico sono quindi tutt'ora apprezzate, nonostante le limitazioni sopra indicate.
Le pellicole invertibili sono sostanzialmente quasi tutte a colori, anche se esistono rare eccezioni per il bianco e nero.

I processi di sviluppo generici per le negative e le invertibili sono chiamati rispettivamente C41 ed E6
Questi processi non sono assolutamente applicabili per le pellicole in bianco e nero, che vengono processate con chimici differenti.

Prossimamente entreremo nel dettaglio sulle caratteristiche delle pellicole fotografiche.



domenica 27 ottobre 2013

Lezioni di fotografia #4 - L'immagine latente


Quando premiamo il pulsante di scatto, l'otturatore della nostra fotocamera si apre lasciando passare la luce verso la pellicola. La luce che filtra, investe in una frazione di secondi l'emulsione.
Ma cosa succede praticamente?

In maniera pratica, la luce provoca un'alterazione delle particelle fotosensibili dei sali d'argento, generando un immagine che noi definiremo "latente".
In questo momento, se la pellicola potesse essere visionata, il nostro occhio non vedrebbe assolutamente nulla.

L'immagine latente è quindi un'immagine invisibile, che diventerà visibile sono dopo il trattamento chimico operato dal rivelatore.
Per innescare il processo di "visualizzazione" dell'immagine latente, il rivelatore agisce nel seguente modo:
la formazione degli atomi d'argento metallico all'interno di ogni cristallo di alogenuro d'argento sono accelerati dal rivelatore, che gli amplifica e gli trasforma in immagine fotografica.

Il concetto è un po' complicato? Proviamo a spiegarlo con l'auto di un esempio:
l'immagine latente può essere paragonata ad una canzone, talmente debole e delicata che non riesce ad essere percepita dal nostro orecchio. Il rivelatore è l'impianto audio che permette di amplificare e di rendere perfettamente udibile questa melodia.

Il rivelatore svolge quindi un'azione amplificante nella trasformazione dei sali d'argento in argento metallico (l'immagine fotografica).




sabato 26 ottobre 2013

Lezioni di fotografia #3 - L'emulsione


Lo strato più importante della pellicola fotografica, è costituito dall'emulsione.
L'emulsione è costituita da diversi componenti di carattere chimico che, una volta mescolati tra loro, danno origine ad un complesso "impasto" chiamato appunto emulsione.
I componenti dell'emulsione sono molteplici:

  • La gelatina allo stato purissimo, che svolge la funzione di "collante" tra i vari componenti;
  • Il bromuro di potassio, che serve come fonte di ioni per la produzione del bromuro d'argento;
  • Lo ioduro di potassio, che concorre anch'esso nella formazione del bromuro d'argento e
  • Il nitrato d'argento, che costituisce la base chimica degli alogenuri (ottenibili per reazione chimica).

Il composto definitivo di questo ampio e complesso processo, prende il nome di Alogenuro d'argento; comunemente chiamato "Sali d'argento".

In tanti anni di storia, il progresso qualitativo dell'immagine fotografica deve il suo sviluppo soprattutto alla qualità e alla sensibilità dell'emulsione, costantemente migliorate nel corso dei decenni.

Se ad un pioniere della fotografia come Niépce, furono necessarie ben 8 ore per la formazione della prima immagine fotografica, oggi la pellicola gode di migliorie strutturali e chimiche che le permettono una versatilità notevole.




venerdì 25 ottobre 2013

Lezioni di fotografia #1 - La luce


La parola Fotografia deriva dal greco, e significa "disegno per mezzo della luce". 
La luce, diventa l'ingrediente fondamentale per la formazione dell'immagine.
La luce può essere naturale o artificiale e può avere diverse lunghezze d'onda.
La porzione dello spettro elettromagnetico che il nostro occhio è in grado di vedere (Spettro del Visibile), copre una frequenza da 400 a 700 nanomentri (nm), che corrispondono ai limiti del blu e del rosso. 
Oltre a questi valori troviamo l'ultravioletto e l'infrarosso.

Le principali onde elettromagnetiche sono:
  • Raggi gamma
  • Raggi X
  • Ultravioletto (400 nm)
  • Spettro del Visibile
  • Infrarosso (700 nm)
  • Radar
  • Radio
Esiste un metodo per misurare l'intensità di una fonte luminosa, che viene espressa in gradi Kelvin e riguarda la temperatura del colore.

La luce naturale principale proviene dal sole, ma non bisogna nemmeno trascurare la luce diffusa proveniente dal cielo. 
L'emissione della luce da parte del sole può avvenire in modi diversi a seconda della giornata: più il sole è inclinato (primo mattino e tardo pomeriggio) più è lungo il percorso che i raggi effettuano nell'atmosfera, con un valore minimo che si registra verso mezzogiorno.
In fotografia è importante conoscere questi valori, perchè le pellicole reagiscono per un tipo di luce preciso.

Di seguito riporto le principali situazioni con la temperatura cromatica relativa (espressa in gradi Kelvin):
  • alba e tramonto: 3000 K 
  • un'ora dopo l'alba: 3500 K
  • un'ora prima del tramonto: 3500 K
  • luce ordinaria: 5500 K
  • misto di cielo e sole: 5500 K
  • cielo limpido: 7000 - 8000 K
  • cielo velato: 9000
La luce artificiale è data da lampade e fonti luminosi differenti dalla luce solare.
Le lampade professionali al tungsteno e i flash rientrano in questa categoria.
E' chiaro che la temperatura cromatica della luce artificiale avrà un intensità differente, ed è per questo motivo che ho voluto riportare un'altro elenco con le principali fonti luminose:
  • candela: 1600 K
  • lampada al tungsteno 40W: 2650 K
  • lampada al tungsteno 100W: 2900 K
  • lampada al tungsteno 75W: 2800 K
  • flash elettronico: 5500 K
  • lampada photoflood 40W: 3500 K
  • lampada al quarzo 40W: 3200 K
  • lampada ad arco: 5200 K
Da questo primo approccio introduttivo, abbiamo appreso un elemento fondamentale che getta le basi della teoria fotografica: il colore è luce.



Lezioni di fotografia #2 - La struttura della pellicola


La pellicola fotografica (in inglese film) è costituita da varie parti, ognuna delle quali svolge una funzione specifica. Il supporto principale è di tipo plastico. 
Con l'aiuto del disegno sottostante, vediamo in dettaglio gli strati uno ad uno:


a. Strato antigraffio: è uno strato molto sottile che funge da protezione contro le abrasioni.

b. Emulsione: è lo strato più importante della pellicola. Esso contiene la sostanza fotosensibile, cioè l'alogenuro d'argento.

c. Strato adesivo: è formato da una gelatina collosa che fissa l'emulsione al supporto.

d. Base: è il supporto costituito da acetato di cellulosa (o poliestere) che offre trasparenza e stabilità al film.

e. Secondo strato adesivo: serve per far aderire lo strato sottostante.

f. Strato anti-alone: ha la funzione di non far riflettere i raggi luminosi, che altrimenti formerebbero aloni sulla superficie del film.


Le pellicole attuali sono costituite da uno strato di acetato e sono definite "safety film"
Il motivo è molto semplice: le prime pellicole erano facilmente infiammabili (soprattutto quando venivano impiegate nella proiezione dei film) ed è per questo motivo che il progresso tecnologico ha permesso di ovviare il problema di infiammabilità introducendo supporti non infiammabili.

Anche se non è un problema particolarmente sensibile al fotografo, ritengo che sia necessario puntualizzare questa nota.