martedì 25 marzo 2014

Lezioni di fotografia #15 - Formato, corpo macchina, caricamento del film



Ecco un rapido excursus dei primi 3 elementi che caratterizzano le fotocamere analogiche.

Il formato
La prima distinzione che interessa gli apparecchi fotografici riguarda il formato della pellicola. Dagli apparecchi ultra-compatti fino a quelli di grande dimensione, la scelta è piuttosto ampia, ma generalmente possiamo suddividere le fotocamere in sole tre categorie: piccolo, medio e grande formato.
Alla prima categoria appartengono gli apparecchi fino al 35mm, alla seconda quelli che utilizzano pellicole 120 (dal 4,5x6 al 6x9 cm), alla terza quelli per formati superiori (ad esempio le pellicole in lastra).
Se è vero che la prima categoria offre una versatilità senza eguali, è altrettanto vero che i formati superiori offrono livelli qualitativi indubbiamente maggiori, soprattutto per quanto riguarda la resa dei particolari durante l’ingrandimento. Per ulteriori informazioni relative al formato delle pellicole è possibile consultare questo post.

Il corpo macchina
Il corpo di un apparecchio analogico deve offrire una garanzia assoluta contro le infiltrazioni di luce. Dopo quasi duecento anni dalla nascita della “camera obscura”, la fotocamera si è arricchita di innumerevoli componenti meccanici ed elettronici, ed è ora in grado di velocizzare e semplificare le varie operazioni di lavoro (calcolo automatico dell’esposizione, trascinamento motorizzato del film, ecc.). 
I modelli più recenti (anni ’90) sono più voluminosi dei modelli precedenti poiché venivano progettati con particolare cura all’ergonomia e per alloggiare componenti elettronici più o meno complessi. Al di là del tipo di fotocamera e del suo “grado di innovazione”, nel corpo macchina trovano posto gli elementi principali di ogni sistema fotografico che analizzeremo in seguito.

Caricamento (su apparecchi 35mm)
Generalmente, per accedere allo scomparto interno di un apparecchio è sufficiente sollevare la manopola di riavvolgimento, oppure agire su pulsanti laterali al dorso.
Una volta aperto lo sportellino si può notare sulla sinistra l’alloggiamento per il rullino. Negli apparecchi recenti è possibile riscontrare dei sensori per la lettura dei codici a barre impressi sul barilotto (DX code). Questi codici, definiti Digital IndeX, permettono di settare automaticamente la sensibilità della pellicola per i circuiti esposimetrici della fotocamera; è presente in moltissimi apparecchi costruiti dal 1983.
A destra sono presenti i congegni di agganciamento della pellicola, che possono essere provvisti del motore di trascinamento a seconda dei modelli.
In questo caso, è sufficiente posizionare la parte terminare della pellicola (detta “codino”) in corrispondenza della tacca di riferimento e chiudere il dorso della macchina. Premendo il pulsante di scatto, il motore trascina la pellicola fino al primo fotogramma utile.


Una Nikon F70 motorizzata. Non sono presenti tasti o manopole di riavvolgimento. Per accedere al dorso è necessario azionare la levetta sul lato sinistro del dorso. L'avanzamento del film è automatico.

Nelle fotocamere motorizzate è presente una tacca che indica la posizione corretta con cui va inserita la codina del film.

Negli apparecchi privi di motorizzazione, la parte stretta della pellicola va inserita nel rocchetto, controllando il corretto inserimento dei “denti” negli sprocket holes. Dopo aver dato la giusta tensione alla pellicola per farla aderire, si può richiudere il dorso e scattare due o più fotogrammi a vuoto. Se la manopola di ravvolgimento gira regolarmente, vuol dire che la pellicola è ben agganciata.
Mentre nei modelli motorizzati il film viene fatto avanzare in automatico, nelle macchine tradizionali è necessario agire sulla leva di avanzamento. Un grande vantaggio offerto dalla motorizzazione è la possibilità di eseguire scatti a raffica, la cui velocità dipende dall’architettura del modello scelto (in media da 3 a 5 fps). 
Terminato il rullino, la pellicola deve essere riavvolta nel barilotto metallico. Se disponete di un apparecchio motorizzato si può riavvolgere il film premendo un apposito pulsante: l’azione avviene automaticamente senza particolari premure. Se invece disponete di un apparecchio tradizionale occorre sganciare la pellicola mediante un pulsante posto sul fondello della macchina e agire sulla manopola di ravvolgimento.


Per accedere al dorso di una fotocamera tradizionale (non motorizzata) occorre sollevare la manopola di riavvolgimento fino a quando il dorso si apre con un 'click'.

La codina del film va inserita nel rocchetto nella parte destra della fotocamera. 

Dopo aver girato la leva di carica, il film si avvolgerà attorno al rocchetto. Assicurarsi che la codina sia ben fissata nella fessura, e prestare attenzione che gli sprocket holes siano ben agganciati ai denti di trascinamento.

Se il rocchetto sembra alloggiare correttamente il film e la manopola di riavvolgimento gira senza problemi, allora il caricamento è andato a buon fine. 

Una volta terminato il rullino, premere il pulsante sul fondello per staccare il rocchetto dal meccanismo di avanzamento. 

Girare la leva per riavvolgere la pellicola nel suo barilotto. Assicurarsi di aver riavvolto TUTTA la pellicola (non aprire il dorso prima del completo riavvolgimento del film). Ora si può riaprire il dorso ed asportare il rullino. 

Il dorso
Il dorso di una fotocamera ha la duplice funzione di chiudere ermeticamente alla luce e di mantenere la pellicola piana su una piastrina detta pressore. Per evitare ci siano eventuali infiltrazioni di luce è necessario sostituire periodicamente le guarnizioni di gommapiuma (io consiglio almeno ogni 10 anni a seconda del grado di usura). La pulizia è fondamentale, infatti è auspicabile mantenere il proprio apparecchio ben pulito in ogni parte, con particolare riguardo alle zone interne e alle giunture. 

Alcuni dorsi sono dotati di una finestrella a tenuta di luce per controllare il tipo di pellicola montato dentro la fotocamera; altri si limitano a presentare una tasca dove inserire un promemoria cartaceo (spesso un aletta della scatolina della pellicola). I dorsi più evoluti, come ad esempio quello montato sulla mia Contax, sono detti dorsi data (databack) e permettono di imprimere (“stampare”) sul fotogramma delle informazioni relative allo scatto (data, ora, note personali). Naturalmente, le funzioni di programmazione dei dorsi data sono liberamente disattivabili dall’utente. 



La finestrella serve per indicare la pellicola impiegata nella fotocamera


lunedì 3 marzo 2014

Lezioni di fotografia #14 - Il 35 millimetri



Il 35 millimetri è il formato di registrazione più utilizzato nel cinema e nella fotografia analogica.
Nel cinema, la pellicola 35mm viene proiettata ad una velocità costante di 24 fotogrammi al secondo, con un massimo di 52 fotogrammi ogni metro di pellicola impiegata. Questo significa che in un film della durata di 1 ora e 30 minuti la pellicola può raggiungere la lunghezza di ben 2,5 Km!
Dalla pellicola cinematografica è derivato il formato fotografico 135 che ne conserva la stessa perforazione (i così detti "sprocket holes") e offre un formato di fotogrammi pari a 24x36mm.

Il successo del 35mm lo si deve ad tecnico tedesco, Oskar Barnack, l'inventore della celebre macchina fotografica Leica. Una volta presa una bobina di pellicola cinematografica (la famosa "pizza") costruì in piccolo contenitore metallico simile ad un barilotto dove immagazzinare una piccola striscia di supporto sensibile. Questo ha permesso di maneggiare con sicurezza l'intera striscia di film, protetta dalla luce esterna nelle operazioni di caricamento e scaricamento dalla fotocamera.
Era il 1914 e il mondo si preparava ad una vera e propria rivoluzione: il nuovo formato 135 in abbinata alla prima macchina fotografica del genere, la Ur-Leica ("Leica originale") avrebbero cambiato le sorti del settore fotografico mondiale.
Non si può fare a meno di ricordare in questa sede che proprio quest'anno cade l'anniversario della Leica (e del formato foto 135), un Giubileo caratterizzato da eventi e rimembranze di rilievo internazionale. 
Chiusa questa doverosa parentesi, continuiamo a parlare del 135. Questo formato è particolarmente indicato per un uso generico ed è praticamente usato da tutti i dilettanti e da una grande fetta di professionisti (almeno per le applicazioni meno complesse). La leggerezza ha reso l'attrezzatura molto più flessibile rispetto a quella più complessa del medio e grande formato. Tra gli svariati usi del 35mm si ricordano le foto di reportage e di giornalismo, grazie alle caratteristiche peculiari sopra citate.
Fino agli anni Novanta del secolo scorso i maggiori produttori di pellicole fotografiche erano: Agfa, Berger, Eastman Kodak Company, Efke Fotokemika, Ferrania, Foma, Fujifilm, ILFORD, Orwo e Rollei*. 


Logo commemorativo del centenario Leica (1914-2014)

Al momento, a causa del crollo della domanda e all'aumento del costo delle materie prime, la produzione delle pellicole fotografiche e cinematografiche ha subìto un consistente ridimensionamento, soprattutto a causa del digitale. Il 2005 è stato l'anno in cui simbolicamente si dichiarava morto l'analogico a favore delle nuove tecnologie.
In realtà, seppur in forma ridotta, l'analogico continua ad esistere affiancato al digitale, rivolto agli amanti del genere (soprattutto fotoamatori) o a particolari cerchie professionali.
Negli ultimi cinque anni alcune grandi aziende produttrici di materiali fotosensibili hanno attuato piani per il ridimensionamento degli apparati produttivi (vedi Kodak e Fuji) ma altre ancora hanno deciso di investire nuovi capitali nella ricerca o nella produzione (vedi Lomography, Ferrania, Kentmere e Rollei). Se la domanda della diapositiva e del negativo colore è lentamente scemata negli anni presi in esame, è altrettanto vero che la domanda per il bianco e nero (pellicole e carte) sembra che si sia stabilizzata da almeno vent'anni. 



*questo elenco non costituisce la totalità dell'offerta.