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lunedì 18 maggio 2015

Lezioni di fotografia #24 - La Reflex biottica (TLR)


Prima dell'introduzione del modello 35mm, ancora troppo complesso da realizzare a causa delle parti in movimento, venne prodotto un modello reflex formato 6x6 (120), caratterizzato dalla presenza di due obiettivi sovrapposti: uno superiore utilizzato per inquadrare e uno inferiore per registrare l'immagine. Il vantaggio offerto da questo tipo di apparecchi rispetto a quelli non-reflex, consiste nel poter inquadrare e quindi vedere l'immagine non attraverso un mirino separato, ma utilizzando un obiettivo del tutto simile a quello con cui effettivamente si fotografa. In pratica una relfex biottica (o Twin-Lens Reflex, se preferite) è come una doppia macchina con funzioni distinte e lo specchio fisso. Il fatto di non dover muovere lo specchio in sincronia con l'otturatore gioca sicuramente a favore della semplicità costruttiva, tuttavia fa incorrere nell'errore di parallasse, essendo gli assi dei due obiettivi ad una distanza di circa 3 cm.
Di estrema silenziosità grazie all'otturatore centrale, la biottica se reperita nei centro dell'usato può costituire ancor oggi un valido approccio al formato 6x6. Poiché questi apparecchi sono privi di esposimetro bisogna considerare la spesa aggiunta di un'unità esterna alla macchina. Tra le relfex biottiche più conosciute ricordiamo la tedesca Rolleiflex (1928-2015) o la russa Lubitel, recentemente rinnovata con il nome di 166+ grazie all'azienda austriaca Lomography.

Inquadratura
In concreto si fotografa qualcosa che sta leggermente più in basso di ciò che si inquadra, con tutte le problematiche simili a quelle già incontrate con gli apparecchi a telemetro (errore di parallasse). Se si usa il cavalletto dopo l'inquadratura è buona regola sollevare la fotocamera di una misura pari a quella tra i centri dei due obiettivi. 
Una particolarità della reflex biottica è data dal modo di impugnare l'apparecchio. Mancando il pentaprisma adottato nei modello 35mm, la visione avviene dall'alto e di conseguenza la macchina va tenuta ad altezza busto.

 
Lubitel 166B (1980)


L'immagine che si forma sul vetro smerigliato appare diritta in senso verticale, ma invertita orizzontalmente. Questo significa che ciò che che sta alla sinistra del fotografo nell'inquadratura sembra a destra, con un impiccio iniziale che verrà presto superato dopo un po' di esercizio e pratica.

La messa a fuoco
Il controllo della messa a fuoco avviene grazie all'osservazione dell'immagine su vetro smerigliato protetto da un pozzetto con funziona paraluce. Analogalmente ad un ingranditore da camera oscura, la corretta messa a fuoco si ottiene trovando la giusta distanza tra l'obiettivo e la pellicola.

Pro e contro
La relfex biottica fu la macchina utilizzata bel reportage, quando le macchine 35mm dell'epoca non venivano considerate sufficientemente professionali. Alla luce delle notevoli migliorie in campo ottico e chimico del piccolo formato il giudizio da riformulato, tenendo anche in considerazione il fatto che la biottica è oggi reperibile solo su alcuni mercati di nicchia. I punti a favore riscontrabili tutt'ora sono:
  • La qualità dell'immagine grazie alle ottiche e all'uso del medio formato;
  • La sinconizzazione flash esterna a tutti i tempi di posa grazie all'adozione dell'otturatore centrale;
  • L'estrema silenziosità;
I punti a sfavore di questi apparecchi sono:
  • La scomodità dell'impugnatura;
  • L'errore di parallasse;
  • La mancanza di un esposimetro interno*
La reflex biottica oggi
Ad eccezione della già citata Lubitel 166+ il mercato odierno delle biottiche è limitato al solo materiale usato. Tuttavia le novità, seppur sporadiche, non mancano nemmeno in questo settore: l'azienda cinese MINT ha appena presentato (Aprile 2015) una nuova TLR istantanea, cioè in grado di restituire fotografie appena scattate esattamente come se fosse una Polaroid. Al momento non sono ancora uscire recensioni approfondite (la biottica sarà in vendita tra qualche mese) ma vi terrò aggiornati su questo interessante progetto appena ci saranno novità sostanziali.
Per approfondimenti sulla InstantFlex (questo è il nome scelto da MINT per la sua fotocamera) vi rimando direttamente al sito ufficiale.


* In alcune rare eccezioni si può riscontrare un esposimetro al selenio.





lunedì 3 marzo 2014

Lezioni di fotografia #14 - Il 35 millimetri



Il 35 millimetri è il formato di registrazione più utilizzato nel cinema e nella fotografia analogica.
Nel cinema, la pellicola 35mm viene proiettata ad una velocità costante di 24 fotogrammi al secondo, con un massimo di 52 fotogrammi ogni metro di pellicola impiegata. Questo significa che in un film della durata di 1 ora e 30 minuti la pellicola può raggiungere la lunghezza di ben 2,5 Km!
Dalla pellicola cinematografica è derivato il formato fotografico 135 che ne conserva la stessa perforazione (i così detti "sprocket holes") e offre un formato di fotogrammi pari a 24x36mm.

Il successo del 35mm lo si deve ad tecnico tedesco, Oskar Barnack, l'inventore della celebre macchina fotografica Leica. Una volta presa una bobina di pellicola cinematografica (la famosa "pizza") costruì in piccolo contenitore metallico simile ad un barilotto dove immagazzinare una piccola striscia di supporto sensibile. Questo ha permesso di maneggiare con sicurezza l'intera striscia di film, protetta dalla luce esterna nelle operazioni di caricamento e scaricamento dalla fotocamera.
Era il 1914 e il mondo si preparava ad una vera e propria rivoluzione: il nuovo formato 135 in abbinata alla prima macchina fotografica del genere, la Ur-Leica ("Leica originale") avrebbero cambiato le sorti del settore fotografico mondiale.
Non si può fare a meno di ricordare in questa sede che proprio quest'anno cade l'anniversario della Leica (e del formato foto 135), un Giubileo caratterizzato da eventi e rimembranze di rilievo internazionale. 
Chiusa questa doverosa parentesi, continuiamo a parlare del 135. Questo formato è particolarmente indicato per un uso generico ed è praticamente usato da tutti i dilettanti e da una grande fetta di professionisti (almeno per le applicazioni meno complesse). La leggerezza ha reso l'attrezzatura molto più flessibile rispetto a quella più complessa del medio e grande formato. Tra gli svariati usi del 35mm si ricordano le foto di reportage e di giornalismo, grazie alle caratteristiche peculiari sopra citate.
Fino agli anni Novanta del secolo scorso i maggiori produttori di pellicole fotografiche erano: Agfa, Berger, Eastman Kodak Company, Efke Fotokemika, Ferrania, Foma, Fujifilm, ILFORD, Orwo e Rollei*. 


Logo commemorativo del centenario Leica (1914-2014)

Al momento, a causa del crollo della domanda e all'aumento del costo delle materie prime, la produzione delle pellicole fotografiche e cinematografiche ha subìto un consistente ridimensionamento, soprattutto a causa del digitale. Il 2005 è stato l'anno in cui simbolicamente si dichiarava morto l'analogico a favore delle nuove tecnologie.
In realtà, seppur in forma ridotta, l'analogico continua ad esistere affiancato al digitale, rivolto agli amanti del genere (soprattutto fotoamatori) o a particolari cerchie professionali.
Negli ultimi cinque anni alcune grandi aziende produttrici di materiali fotosensibili hanno attuato piani per il ridimensionamento degli apparati produttivi (vedi Kodak e Fuji) ma altre ancora hanno deciso di investire nuovi capitali nella ricerca o nella produzione (vedi Lomography, Ferrania, Kentmere e Rollei). Se la domanda della diapositiva e del negativo colore è lentamente scemata negli anni presi in esame, è altrettanto vero che la domanda per il bianco e nero (pellicole e carte) sembra che si sia stabilizzata da almeno vent'anni. 



*questo elenco non costituisce la totalità dell'offerta.