domenica 11 dicembre 2022

Intermezzo Trentasette - Ritorno al futuro per la casa di Wetzlar



Era il 1984 quando sul mercato debuttò la nuova versione dell'eroica serie M. Erano anni bui per la casa di Wetzlar, specialmente dopo il flop commerciale della goffa, grossa e sgraziata Leica M5 - inspiegabilmente rimasta in produzione per ben quattro anni nonostante la pioggia di recensioni negative - e la tiepida accoglienza della partnership con Minolta, che vide nella nuova fratellanza franco-nipponica la massima espressione nella compattissima CL del 1973.

Erano anni in cui i giapponesi sfornavano capolavori del calibro del sistema RTS (guarda caso anch'esso nato dall'abdicazione dei sistemi fotografici tedeschi) oppure del glorioso sistema OM di Olympus. La concorrenza agguerrita aveva sempre più spostato il baricentro della fotografia dai baluardi del Vecchio Mondo, rappresentato principalmente dalla Leitz, verso la nuova frontiera della tecnologia giapponese. 

Ma la Leica, la cui storia in fotografia è intrisa di aneddoti ed icone del design, coraggiosamente comprese che per poter sopravvivere in questi anni di grande cambiamento, avrebbe dovuto fare i conti con il suo stesso passato e con tutto ciò che era riuscita ad ottenere in una sorta di personale "comfort zone".

Con una non prevista mossa di marketing, Leica ritornò quindi sui propri passi e riprendendo il design unico e intramontabile della fortunatissima M4, debuttò con l'M6, una rivisitazione moderna che con il nuovo sistema TTL (uscito nell'aggiornamento del 1986) permetteva una misurazione dell'esposizione attraverso una piccola cellula al silicio posta alla base del corpo macchina.

Ben presto, per i fedelissimi del marchio tedesco fu un'immensa gioia poter ritornare ad utilizzare la vecchia ergonomia della serie M e grazie alle nuove tecnologie di esposizione e al corpo macchina più leggero e ben bilanciato, ben presto la vecchia M5 fu relegata nel dimenticatoio. 


La Regina Elisabetta II con la sua Leica M6 nel 1984


Dopo alcuni anni, la Leica M6 subì un nuovo e sostanziale aggiornamento:

la piccola e scomoda ghiera dei tempi venne rimpiazzata con una versione più grande ed ergonomica -del tutto simile a quella che si ritroverà più avanti nella Leica M7- e il case ora costruito non più in semplice ottone ma in una speciale lega di magnesio che rendeva la macchinetta ancora più leggera e maneggevole, cioè vero punto di forza delle telemetro tedesche. 

Anche per il telemetro ci sono alcune novità: ora il potere d'ingrandimento del mirino non è più soltanto dello 0,75, ma anche dello 0,85 e 0,58, quindi per meglio adattarsi allo sterminato parco ottiche della serie M.


Brad Pitt con la Leica M6 sulla copertina di Interview Magazine (marzo 2007)

Apprezzatissima dai vip di Hollywood passando persino dalle teste coronate, la Leica M6 rimase in produzione dal 1984 al 2002, quando la l'otturatore elettronico della M7 mandò in pensione questa gloriosa fotocamera dopo 18 anni di grandi successi.


Julia Roberts nel film Closer (2004) con la Leica M6 TTL


Ma oggi, nel 2022, anno in cui il vintage fa da padrone e dove il passato è rientrato prepotentemente a ricordarci ciò che eravamo, il mondo analogico ha subìto nuovi impulsi e risvolti inaspettati, confermati dalla recente notizia di Kodak che sta assumendo nuovo personale qualificato per poter far fronte all'aumento esponenziale della domanda del film.


Matt Damon con la Leica M6 nel 2006 (fonte: Getty Images)


Così, un po' come successe in quel lontano 1984 quando venne mandata in pensione l'M5, Leica ha deciso di ritornare sui propri passi e di rimettere in produzione la mitica M6 nella versione originale con corpo in ottone e ghiera piccola.


Leica M6 1984




Leica M6 2022

Al momento è ancora troppo presto per capire se questa mossa di marketing in pieno stile di "ritorno al futuro" è stata vincente oppure no, tuttavia per gli amanti del vintage e del collezionismo è innegabile che questa sia una risposta concreta e soprattutto professionale ad un mercato analogico di nuovo in crescita, che preferisce ripercorrere strade ben collaudate piuttosto che osare strade che per definizione hanno successo solo quando sono percorse sempre nello stesso modo.





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