martedì 20 ottobre 2020

Intermezzo trentaquattro - I formati della "Space Age"

"I Jetsons" (1964), simbolo del progresso scientifico e tecnologico degli anni Sessanta

Gli anni Sessanta furono un decennio di grande progresso tecnologico: a cominciare dall'invenzione del laser nei laboratori di Santa Monica in California fino a culminare, nel 1969, con dallo sbarco dell'Apollo 11 sulla superficie lunare, per tutto il decennio si attuò una vera e propria corsa all'innovazione.

Il progresso tecnologico toccò moltissimi campi: l'areonautica e il settore aerospaziale, i veicoli civili, il design industriale, l'arredamento e naturalmente anche il mondo della fotografia, tanto da far guadagnare a questo periodo storico l'appellativo di "Space Age".


Una tipica casa di design della "Space Age"

Una lampada Mazzega (1964)

In questi anni, infatti, sull'onda del positivismo progressista, entrarono nelle case degli italiani i concetti di "modernità", di "rapidità" e di "semplificazione" sia dei modi di vivere, sia nel design stesso. Nelle cucine comparvero i primi elettrodomestici robotizzati mentre nelle strade cominciò la grande motorizzazione di massa: insomma, più o meno ovunque si respirava una nuova ed intensa "aria di innovazione".

Nel mondo della fotografia il leader indiscusso del settore, Eastman Kodak decise di rilasciare nel 1963 un nuovo formato fotografico che garantiva una semplicità e una velocità d'uso senza precedenti: il 126 "cartridge"

Questo nuovo formato si proponeva di raggiungere un pubblico vastissimo, emergente ed amatoriale, o che comunque non aveva troppa dimestichezza con l'utilizzo di sofisticati apparecchi fotografici come le reflex 135 o le TLR. Il 126, infatti, era un innovativo formato caratterizzato da una pellicola pre-caricata all'interno di una cartuccia a tenuta di luce che veniva agevolmente inserita all'interno del dorso della fotocamera. All'utente non rimaneva altro che puntare e scattare perché questo sistema (accoppiato a fotocamere appositamente costruite) non richiedeva il riavvolgimento del rullino e una volta terminato bastava riaprire il dorso, asportare la cartuccia e portarla al fotonegozio. Tutto qui!


Due fotocamere della serie "Agfamatic" (1960-1980)

Tra gli anni Sessanta e Settanta i maggiori produttori di apparecchi fotografici si cimentarono nella produzione di macchinette amatoriali per il 126, come per esempio Agfa, produttore di una felicissima serie di piccole point-and-shoot denominate "Agfamatic".


Un'Agfamatic 50 per il formato 126


Non passò molto tempo prima che di nuovo Kodak lanciasse sul mercato un secondo formato di successo, il 110, praticamente identico al precedente nel funzionamento ma ancora più piccolo e versatile! 


Agfamatic 2008 (1972)


Il successo dei formati "cartridge" durò fintanto che durarono le fotocamera con otturatore meccanico. A partire dall'introduzione delle fotocamere con trascinamento del film motorizzato e con l'esposizione automatica, i formati 126 e 110 caddero lentamente in disuso: nel 1999 Kodak dismise l'intera linea di produzione 126 (le ultime produzioni risalgono al 2007 a Ferrania) e attualmente soltanto Lomography produce in stock limitati rullini in formato 110 per i fotografi creativi.

A noi rimane il ricordo di un formidabile passaggio verso una fotografia di massa, un sistema precursore dei moderni smartphone a cui ormai tutti noi siamo abituati, ma che oltre mezzo secolo fa, una fotografia "alla portata di tutti", era una questione tutt'altro che scontata.


L'Agfamatic 2008 è una delle fotocamere più compatte mai costruite nella storia della fotografia. Si tratta di una macchinetta grande appena 110x25x50mm !



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