mercoledì 19 gennaio 2022

Lezioni di fotografia #43 - La profondità di campo (parte II)


Vediamo ora quale incidenza possono avere obiettivo e distanza di ripresa nella profondità di campo.

A parità di diaframma e di ripresa, il primato spetta dunque alla categoria dei grandangolari, mentre se ne ha una diminuzione drastica, fino a diventare un potenziale problema, con ottiche di lunga focale. Il motivo ha una semplice spiegazione. Come evidenziato nella trattazione specifica del diaframma, ad un valore del diaframma f/4 corrisponde un diametro pari ad 1/4 della lunghezza focale. Ne deriva che il diametro del diaframma in un obiettivo da 50mm è di 12,5mm mentre passa a ben 25mm in un obiettivo da 100mm.

La conseguenza pratica è che, a parità di diaframmi, i teleobiettivi producono cerchi di confusione* maggiori rispetto alle ottiche di minor lunghezza focale. Ecco allora che un grandangolare regolato alla massima apertura, può produrre immagini con maggior profondità di campo rispetto ad un teleobiettivo.

Le profondità di campo aumenta col diminuire della lunghezza focale.

Se il controllo della profondità di campo assume primaria importanza, si può anche condizionare la scelta dell'ottica in considerazione del risultato da ottenere. Ecco allora che un teleobiettivo, per un ritratto con sfondo sfocato, si farà apprezzare oltre che per la correttezza con cui rende le proporzioni del viso, anche per la minore profondità di campo ottenibile. Se si è invece costretti ad usare una lunga focale anche in condizioni in cui se ne volesse un'estensione maggiore, sappiamo di dover chiudere il più possibile il diaframma, aiutandoci magari con una pellicola di maggiore sensibilità.

Per quanto riguarda le ottiche di corta focale, infine, difficilmente vengono impiegate in riprese dove sia richiesta poca profondità di campo, molto più spesso invece l'esigenza di un'estesa messa a fuoco ne avvalora l'utilizzo. Risulta facile intuire infine che:

La profondità di campo aumenta col crescere della distanza di ripresa.

Ad una minore distanza di ripresa corrisponde quindi una minore profondità di campo. Infatti, se fotografando un paesaggio a distanza pressoché infinita possiamo ottenere una profondità di campo di svariati chilometri, con le stesse modalità operative (ottica e diaframma) ma con il soggetto posto ad un metro di distanza, la resa dovrà per forza di cose essere minore. Questa condizione può mettere in crisi chi lavora generalmente in sala pose dovendo effettuare ad esempio fotografie ravvicinate di più persone poste a distanze diverse, o di "still life". In questi casi, tuttavia, si è soliti lavorare con macchine di medio-grande formato: proprio queste ultime ci consentono una ripresa meno ravvicinata, con minor sfruttamento del formato, abbinato però ad un successivo maggiore ingrandimento del negativo che comunque, per le dimensioni generose, ci garantirà buoni livelli qualitativi.



*CERCHI DI CONFUSIONE = In ottica e in fotografia, sono piccoli cerchi che l'occhio umano riesce a distinguere ad una determinata distanza rispetto allo spostamento dell'asse ottico.



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